Lunedì sera il Popolo de I Forconi Iblei ha abbracciato con
calore il proprio leader Mariano Ferro che è però potuto essere presente solo in
diretta streaming. Il collegamento si è tenuto presso il presidio de I Forconi
di Modica.
“ Il vento è cambiato” ha esordito Ferro. “Dopo il clamore
suscitato dalle divisioni all’interno del coordinamento 9 Dicembre, divisioni
che hanno visto protagonista Danilo Calvani che ha insistito per manifestare a Roma
nonostante il pericolo di infiltrazioni violente, la stampa aveva abbassato la
saracinesca con improvvise disdette da parte di numerosi programmi televisivi.
Ma la scelta di andare a Roma, solo per pregare insieme a Papa Francesco, è
stata ben accolta dai media e soprattutto da quella stragrande maggioranza di
italiani che vogliono sì il cambiamento, ma
che aborrono la violenza.”
Grande era il desiderio di chi non era potuto andare a Roma,
di sentir raccontare da Mariano come era stata quell’esperienza. E Ferro
racconta: “Quelle parole che il Papa ha pronunciato sono state come un balsamo
sulle ferite inferte dalla vita quotidiana ad ognuno di noi. Al contempo sono
diventate energia pura che ha ricaricato le nostre batterie. Sappiamo che la
nostra protesta è una protesta giusta, le statistiche ci dicono che l’80% degli
italiani sono d’accordo sui motivi della nostra protesta e che è necessario un
cambiamento radicale, perché non si possono più accettare questi numeri di
chiusure di aziende, di famiglie sfrattate, di disoccupazione giovanile, di
generazioni senza futuro. Per non parlare dei morti suicidi per la crisi.”
Alla domanda “Quali saranno le prossime mosse?” , Mariano
Ferro non ha dubbi: “Aspetteremo ad oltranza una risposta dal Governo. Ci ha
fatto molto male leggere sui social che ci siamo venduti o che non abbiamo
avuto il coraggio di esasperare la protesta. In realtà che questa sarebbe stata
una rivolta con le mani in tasca l’avevamo detto fin dal principio. Volevamo
che la gente scendesse in strada e questo è successo, soprattutto nel
nord-Italia. In Sicilia, già prima dei divieti delle Prefetture, avevamo deciso
per una linea più soft per non soffocare quelli che in fin dei conti sono gli
ultimi aneliti di un’economia morente. Certo i divieti hanno impaurito la gran
parte di cittadini onesti che nel dubbio hanno scelto di restare a casa.
Tuttavia non riesco a comprendere perché ci chiamano venduti o traditori. E’
necessario parlare con chi ci governa e noi abbiamo chiesto di poterlo fare, non
ci interessano inciuci, vogliamo risposte, ma davanti alle telecamere, nessun
confronto in stanze chiuse, perché questa volta non andremo a casa con un
camion di promesse ed impegni come è avvenuto dopo la protesta del 16 Gennaio
2012, impegni poi tutti disattesi. Chiediamo al Governo : cosa volete fare per
questo disastro? Se non avete risposte, traete voi stessi le conseguenze, prima
di farci morire tutti. Purtroppo al momento non ci è arrivata in proposito
nessuna risposta, probabilmente perché non hanno risposte da darci.”
“Papa Francesco ci ha augurato di dare un contributo
costruttivo, perseguendo i diritti, noi non possiamo che credere che questo
augurio, unito all’invito che il Santo Padre ha fatto a tutte le autorità ed
entità sociali di ascoltarci, si avveri al più presto perché – I poveri non
possono più aspettare- l’aveva detto proprio Papa Francesco.”..
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